Formazione continua insegnanti yoga

  • 19.05.2025

Formazione continua insegnanti yoga

Ho appena concluso un corso intenso, profondo e trasformativo sull’ anatomia e biomeccanica applicata allo yoga e al movimento funzionale e naturale dell’essere umanoin generale .Un’esperienza che ha lasciato un segno non solo nel mio modo di insegnare, ma e soprattutto nel mio modo di vivere lo yoga (mi riferisco alla parte di movimento/asana)


È stato un viaggio introspettivo. Un corso che mi ha liberata da tante piccole (grandi) frustrazioni che negli anni avevo inconsapevolmente accumulato. Quelle frustrazioni che si annidano silenziose tra un allineamento “perfetto”, una posizione “completata”, un confronto con ciò che “dovrebbe essere”.


Ho scoperto un nuovo approccio, che ha il sapore della libertà e dell’umiltà: lo yoga o le posizioni non sono un obiettivo da raggiungere, ma spazi da abitare.


Durante la formazione, la mia insegnante mi ha posto una domanda semplice, eppure profondissima:

“Che cos’è lo yoga per te?”

Questa domanda è rimasta con me, mi ha seguita nei giorni, nelle pratiche, nei silenzi e in ogni cosa facessi. Le risposte sono state tante, confuse, a volte contraddittorie. Ma poi, piano piano, una risposta è emersa con chiarezza:


Lo yoga per me è un rifugio.


È lì quando mi sento persa.

È lì quando mi sento fragile.

È lì quando ho bisogno di forza.

È lì quando ho bisogno di tornare a casa.


Lo yoga mi dà forza e tranquillità, mi aiuta a trovare presenza e ascolto di me stessa. Ma non è una bacchetta magica. Non è una garanzia di successo, né l’antidoto ad ogni male. Non è più (finalmente) il capro espiatorio se le cose che non vanno come vorrei… Quante sciocchezze hanno girovagato per molto tempo nella mia testa! Ora sembra tutto così chiaro, lo yoga è un incredibile compagno silenzioso di viaggio, che cammina al mio fianco. Non sostituisce i miei compiti personali né può risolvere le situazioni di vita al posto mio, ma c’è sempre a ricordarmi chi sono, e dove posso tornare.


Una delle consapevolezze più preziose che porto a casa da questa formazione riguarda la variabilità umana. Sembra scontato,quasi banale, dire che siamo tutti diversi. Ma io, davvero, non lo avevo mai messo al centro. Ora invece sarà il cuore del mio insegnamento e della mia pratica personale.


Non insegnerò più posizioni da imitare, ma esperienze da esplorare.

Non cercherò più la “forma giusta”, né nei miei allievi , né in me stessa, ma ascolterò i bisogni autentici di ogni corpo, compreso il mio.

Non saremo più al servizio dello yoga, ma sarà lo yoga a mettersi al servizio delle persone.


E questa per me è una rivoluzione.


Le asana?

A volte sono un’espressione poetica del corpo, sì.

Ma spesso sono anche un muro, un limite, una fonte di frustrazione.

Non devono più esserlo. Non devono più essere un traguardo da conquistare a tutti i costi.


D’ora in poi, nel mio modo di insegnare, ci sarà spazio per tutto:

per “l’imperfezione”, per il tentativo, per il gioco e per l’ascolto.

Ci sarà spazio per esplorare il nostro corpo vero nel rispetto della sua forma unica!

E sarà proprio lì, in quello spazio di autenticità, che praticheremo yoga o meglio, che raggiungeremo lo stato dello yoga.


OM

Antonella

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